Respirando amianto

di Stefano Iucci

 

 

 

Mentre l’America e il mondo tremano all’ipotesi di una ancora indefinita e ipotetica guerra batteriologica, a Manhattan, nel cimitero delle torri gemelle, il rischio chimico ha già un nome concreto: polvere di amianto. In mezzo a questa polvere, ormai da due settimane, migliaia di volontari, pompieri, addetti dei servizi di protezione civile, giornalisti e cine operatori scavano, raccolgono notizie e fotografano. Nessuno di loro, però, sembra dotato di adeguate misure di protezione, se non di qualche poco utile mascherina di carta usa e getta.
L’agenzia federale di protezione ambientale (Epa) ha comunque fornito dati rassicuranti sul livello di amianto a New York. Delle 24 misurazioni effettuate nei due giorni successivi al disastro, ha spiegato Tina Kreisher, portavoce dell’Epa, soltanto quella effettuata nell’epicentro del disastro ha rivelato un livello di presenza di polvere di amianto superiore alla soglia di sicurezza (con il 4.5% di fibra di amianto). Tuttavia, ha rassicurato l’Epa, l’esposizione all’asbesto è pericolosa solo se prolungata nel tempo, e dunque non riguarda la grandissima maggioranza dei cittadini della Grande Mela. Epa e Osha (l’Occupation safety health administration) continueranno comunque a monitorare l’aria della città.

I rischi di chi vive e opera nell’epicentro del disastro possono essere limitati, raccomanda ancora l’Epa, con l’uso di maschere dotate di filtri speciali che però "quasi nessuno ha usato o usa", denuncia ancora l’agenzia ambientale statunitense. Essendo le fibre di amianto di dimensioni ridottissime, le tradizionali protezioni usate dai medici in sala operatoria non bastano.

La costruzione delle torri del World Trade Center fu terminata nel 1973; le strutture in acciaio furono spruzzate con amianto (contenente il 30 per cento di crisotilo) e 5 mila tonnellate di amianto furono utilizzate per le tramezze e le coibentazioni. Ma, almeno ufficialmente, solo fino al quarantesimo piano: in seguito alla presa di posizione di numerosi scienziati Usa, tra cui uno studio fondamentale di Irving Selikoff, gli altri settanta livelli furono elevati utilizzando ulteriori materiali. Nel febbraio del 1972, poi, l’utilizzazione dell’amianto nell’edilizia newyorkese fu vietata per legge.

In realtà, sulla quantità di amianto presente nei grattacieli al momento dell’esplosione non c’è accordo. Ed Ferrand, membro del Dipartimento di scienza e tecnologia della città di New York, ancora ricorda l’asbesto piovere copiosamente dalle torri al momento dell’installazione: "Camminavo – dice – e dovevo togliermi l’amianto dalle spalle. Alcune zone erano ricoperte da parecchi centimetri di polvere". Secondo Guy Tozzoli, l’ingegnere responsabile della costruzione e manutenzione del Wtc (rimasto in carica fino al 1987), l’amianto fu utilizzato solo fino al trentanovesimo piano, poi fu impiegato altro materiale, "con un costo aggiuntivo di 400 mila dollari", precisa l’ingegnere. In seguito, ha detto Tozzoli, l’amianto presente nelle torri fu stoccato in speciali contenitori di plastica e nei primi anni ottanta "interamente rimosso". In realtà si tratta di analisi non condivise da tutti: secondo alcuni, fino all’11 settembre erano ben visibili, all’ultimo piano, travi coibentate con amianto a spruzzo.

C’è anche qualcuno che, nella tragedia, trova occasione per tirare fuori la vecchia, e si sperava superata, polemica sull’effettiva pericolosità dell’amianto. Secondo Richard Wilson, docente di fisica all’Università di Cambridge nel Massachusetts, la resistenza al calore della sostanza avrebbe potuto proteggere in maniera più efficace le colonne portanti dei due grattacieli, ritardandone il crollo di qualche ora e, probabilmente, salvando centinaia di vite umane. Steve Miller, editor del sito scientifico junk-science.com, conferma: "L’amianto è il migliore isolante che conosciamo e non usarlo a causa di isteriche ragioni di salute pubblica è assurdo". L’argomento usato dai sostenitori dell’asbesto è che la sostanza, allo stato solido, non sarebbe pericolosa: in realtà altri e più attendibili studi rivelano che anche in questo caso, con il tempo, l’amianto si sfalda e libera fibre nell’atmosfera.

Ma a Manhattan la mappa del rischio tossico non si ferma purtroppo all’amianto. Dopo il crollo altre sostanze pericolose potrebbero essere state liberate nell’atmosfera: il freon (dai condizionatori d’aria onnipresenti nel Wtc), Pcb e idrocarburi. L’Epa ha inviato sul posto unità mobili speciali per il monitoraggio dell’aria. Mezzi dello stesso modello usato in Kuwait durante la guerra del Golfo per misurare le tossine prodotte dalla combustione dei pozzi petroliferi.

(26 settembre 2001)

 

(Fonte: www.rassegna.it)