Processi di facilitazione per l’organizzazione della produzione nella bonifica da amianto

di Arch. Flaviano Celaschi

Ricercatore DI.Tec, responsabile Ricerca & Sviluppo Esem-CPT Milano

 

 

 

 

Introduzione

Le attuali condizioni del mercato, in seguito all’esodo dalla forte stagnazione della crisi dei primi anni ’90, e la ormai lunga sperimentazione effettuata sul campo nella predisposizione, organizzazione, gestione e controllo dei cantieri di bonifica da amianto, soprattutto nello specifico dell’edilizia, ci permettono di riepilogare le principali attenzioni ed alcuni consigli procedurali che suggeriamo agli operatori del processo.

Il problema della gestione e del controllo della prevenzione in funzione della presenza di prodotti riconosciuti come tossici e nocivi, per i lavoratori esposti e per l’ambiente, riveste una particolare importanza. L’argomento è molto giovane ed altrettanto inesplorato ma rispetto alle conoscenze ed alle competenze che sono richieste al professionista tecnico nelle fasi di coordinamento della prevenzione il caso della bonifica dei materiali contenenti amianto costituisce per differenti motivi un esempio molto importante:

Il coordinatore della sicurezza nel processo di bonifica

La preoccupazione principale del coordinatore posto di fronte al problema della gestione del problema di bonifica da amianto deve essere sicuramente la comprensione della trasversalità dei mezzi che gli permettono di ottenere il risultato della prevenzione diretta ai lavoratori e di quella ambientale in generale.

Anche in questo senso la bonifica da materiali tossici come l’amianto rappresenta una sorta di microambiente dove sostanzialmente si manifestano problemi fortemente intrecciati ed interferenti che sono risolvibili solo se vengono poste in campo tutte le tecniche di prevenzione e le strategie di gestione e formazione dei comportamenti facendo collaborare gli obiettivi dei primi con quelli delle seconde.

Nel processo di bonifica il coordinatore deve mettere in campo cinque livelli di attenzione:

Al coordinatore si presentano sostanzialmente due strade:

In entrambi i casi il coordinatore deve possedere una serie di informazioni specifiche sul problema che di seguito cerchiamo di sintetizzare intorno a 4 parti fondamentali del problema: l’individuazione delle ragioni biologiche del rischio e la diffusione del problema; le modalità di censimento negli edifici, le tecniche di bonifica e la procedura di intervento.

Azione dell’amianto e diffusione del rischio

L’amianto è un minerale di natura fibrosa molto fine, la cui frantumabilità elevata permette una facile liberazione e sospensione delle fibre nell’aria. La pericolosità per l’organismo umano è caratterizzata dalla respirabilità di queste fibre che non riescono ad essere trattenute dalle barriere di difesa e si insinuano nei bassi bronchi o nella parte alta del polmone provocando una reazione del tessuto polmonare che progressivamente perde la propria funzionalità aerobica. Nel lungo periodo, di solito in seguito ad una esposizione prolungata, si manifesta una diffusa inabilità polmonare che viene definita "asbestosi" , malattia inarrestabile che può provocare la morte per arresto cardiaco determinato da una continua iperventilazione di compensazione che il cuore attiva di conseguenza.

Oltre a ciò sono riconosciute come malattie professionali legate all’asbesto anche le neoplasie della pleure o altri tipi più rari di mesotelioma correlabili alla respirazione dell’amianto.

Pertanto l’unica possibile via di aggressione da parte delle fibre di amianto è quella attraverso le vie respiratorie che devono essere costantemente protette in ogni fase espositiva delle varie lavorazioni mediante maschera con filtro di adeguate caratteristiche (tipo P3).

L’amianto è oggi bandito da qualsiasi produzione di manufatti, materiali, sistemi e componenti pertanto sono state chiuse le cave e gli stabilimenti che non sono stati bonificati o ristrutturati all’utilizzo di fibre alternative.

Il problema della diffusione dell’amianto è sintetizzabile in 3 livelli differenti:

Il primo problema ha riguardato soprattutto il periodo tra il 1991 ed il 1994 ed è destinato a mitigarsi nel tempo, anche se presenta fenomeni di concentrazione problematica piuttosto elevata (Casalmonferrato, Balangero), ed è regolato dalla L. 277/91, gli altri due attraverso il Decreto 6 settembre 1994, decreto attuativo della legge 257/92.

La legge 257/92 individua, attraverso l’allegato A, due differenti famiglie di materiali contenenti amianto:

Le modalità di frantumazione e/o erosione di questi materiali sono particolarmente legati alla consistenza del legante con cui è stata impastata all’origine la fibra.

Se ne deduce un minore, anche se non trascurabile pericolosità, collegata alla durezza superficiale del manufatto realizzato con fibre di amianto. Si passa dall’elevata pericolosità dei materiali floccati o di quelli a basso tenore di legante (materassini, lastre per contro soffitti fonoassorbenti, coppelle dei tubi, ecc.) fino ai materiali a matrice compatta o molto compatta (come linoleum, lastre e tubi di amianto cemento, ecc.)

Modalità di censimento degli edifici

Negli edifici pubblici e quelli di uso pubblico ( per edifici ad uso pubblico si intendono anche i condomini, soprattutto quelli che contengono studi professionali, negozi, ambulatori medici, ecc., fabbriche, ecc..) deve essere censita la presenza di materiali contenenti amianto ai sensi dell’art. 1 della L. 6 settembre 1994. Il censimento è effettuabile da un tecnico di fiducia della committenza che può utilizzare allo scopo il fac simile allegato alla stessa legge. In questa azione di censimento il tecnico deve rilevare la presenza di materiali contenenti amianto, accertarne la natura anche attraverso indagine di laboratorio su campione di massa, posizionarne la posizione nell’immobile e la quantità rilevata, definirne lo stato di conservazione e valutare l’opportunità o meno di dare luogo ad una bonifica secondo un sistema previsto dalla stessa legge.

Nell’espletare la prova la legge individua una verifica di accertamento molto semplice destinata a permettere di comprendere con chiarezza se lo stato di conservazione del materiale richieda o meno l’intervento di bonifica: se il materiale è frantumabile o polverizzabile con la semplice pressione o azione delle dita allora è necessario provvedere ad un intervento destinato a conservare o rimuovere il materiale stesso.

Ovviamente la presenza di materiale a matrice friabile o addirittura la presenza di materiale floccato deve preoccupare particolarmente il tecnico che in questa situazione dovrà sicuramente imporne la rimozione urgente.

Nella tabella allegata alla stessa legge si propone al tecnico che verifica lo stato del materiale contenente amianto una pratica linea guida alla valutazione del rischio. Allo scopo nella fig. n° 1 si riconoscono 3 situazioni tipo in cui il tecnico si può ritrovare

Qualora la conservazione non sia oggettivamente proponibile ( spesso è il committente che richiede espressamente la rimozione sia per evitare il problema definitivamente sia per non incorrere nell’obbligo di segnalare visivamente la presenza di materiale contenente amianto per tramite di una targhetta riconoscibile all’esterno, per esempio in una scuola materna o in un ospedale la cosa sarebbe estremamente imbarazzante per gli occupanti) si può incorrere nella rimozione definitiva del materiale con il conseguente smaltimento in discarica dello stesso.

Tecniche di intervento

La legge 6 settembre 1994 individua 3 precise tecniche di intervento obbligatorie nel caso in cui il tecnico che ha svolto il censimento e valutato il rischio abbia provveduto a dichiarare il materiale contenente amianto come particolarmente pericoloso in ordine alla sua conservazione e facilità di frantumazione o polverulenza.

Le 3 tecniche sono: incapsulamento, confinamento, rimozione.

La prima tecnica consiste nel rivestimento del materiale per tramite di un sottile strato di trattamento chimico penetrante e inglobante destinato a fissare la polverulenza superficiale e a restituire solidità allo strato superficiale mediante l’introduzione di un legante capace di particolare adesione.

Il trattamento per incaspulamento è di solito preferito quando leggerezza, velocità di trattamento, basso costo sono determinanti nella scelta della tecnica adeguata all’intervento.

L’incapsulamento possiede i suoi contro più rilevanti nella difficoltà di garantire una durata certa (soprattutto nell’esposizione alle intemperie di una copertura), nella impossibilità di determinare con certezza un sistema di collaudo efficace dell’intervento, nella necessità di pulire le lastre prima dell’imprimitura oppure di utilizzare un prodotto capace di costituire da preparatore di adesione sufficientemente penetrante e consolidante.

La tecnica del confinamento consiste nella sovrapposizione di uno strato rigido al materiale contenente amianto destinato a proteggere e inertizzare lo stesso materiale impedendone l’avanzamento del degrado e la polverulenza.

Questo tipo di intervento, piuttosto diffuso, richiede un preliminare incapsulamento con acetato di vinile disciolto in acqua e nel caso di un intervento posto su una struttura di copertura priva di un solido solaio continuo all’intradosso richiede la frapposizione di una rete anticaduta.

Una via di mezzo tra l’incapsulamento e il confinamento è costituito dallo spruzzaggio di schiumati poliuretanici sul materiale contenente amianto (soprattutto coperture) allo scopo di migliorare l’impermeabilizzazione e la coibentazione nel contempo. Questa tecnica necessita comunque di uno strato superficiale di incapsulamento protettivo dello strato coibente.

Il confinamento ( o sopra copertura) si fa preferire laddove l’utilità di ottenere nel contempo isolamento e impermeabilizzazione è la componente principale di scelta. Per contro l’intervento richiede l’impiego di materiali leggeri e non elimina definitivamente il problema rendendo necessario, come nel caso dell’incapsulamento, il posizionamento in vista di targhette che avvisano gli occupanti ed i manutentori della presenza occulta di materiali contenenti amianto.

La rimozione è la tecnica di bonifica definitiva che consiste nella sostituzione per tramite di una procedura di sicurezza che salvaguarda la salute dei lavoratori esposti alla possibilità di respirare la fibra aerodispersa.

Nel caso delle prime due tecniche è sufficiente richiedere autorizzazione all’organo di controllo (USL) per tramite di una semplice notifica 5 gg. prima dell’avvio dei lavori (Ciò non distoglie l’impresa dagli obblighi di valutazione del rischio per gli esposti sia a norma della L. 277/91, che del D.lgs. 626/94).

Nel caso invece della rimozione è necessario presentare alla USL di competenza un "piano di lavoro" che riepiloga tutte le informazioni generali sull’impresa, sul sito e sulla natura dei materiali oggetto della bonifica e le informazioni in merito alle procedure che si intendono utilizzare per svolgere il lavoro.

Procedura di bonifica per rimozione

La procedura di bonifica che esponiamo di seguito riguarda il caso più frequente nel settore delle costruzioni, ovvero la rimozione di lastre di copertura.

Per quanto riguarda gli interventi di rimozione di materiale di altra natura o per materiale a matrice friabile si rimanda alla dettagliata esposizione presente nel Decreto 6 settembre 1994 raccomandando di non sottovalutare nessuna delle importanti ed impegnative modalità imposte dallo stesso decreto in quanto questi tipi di lavorazione espongono i lavoratori ad un sensibile ed elevato livello di esposizione.

In ogni caso l’impresa operatrice deve redigere un piano di lavoro contenente tutti i requisiti previsti dal decreto e consegnarlo all’organo di controllo che deve dare risposta entro 90 gg. suggerendo eventualmente integrazioni al documento stesso.

In assenza di risposta è necessario provvedere all’avvio del lavoro previa notifica di inizio lavori con un preavviso di 5 giorni.

Per quanto riguarda le coperture esistono alcuni adempimenti connessi alla procedura in sicurezza. I primi riguardano le caratteristiche di prequalificazione che deve possedere l’impresa operatrice:

I principali adempimenti pratici sono:

In particolare il piano di lavoro deve contenere 3 parti fondamentali di cui la prima è destinata all’acquisizione delle informazioni utili alla prequalificazione dell’operatore (aspetti organizzativi, dotazioni, esperienze, formazione e informazione, protocolli sanitari); la seconda parte è destinata alla descrizione del sito e del cantiere, della natura dell’edificio, dei materiali che lo compongono, dell’attuale stato di conservazione, della quantità rilevata.. La terza parte è destinata alla raccolta delle procedure operative che l’impresa intende adottare per l’esecuzione del lavoro di bonifica.

 

Febbraio 1999