Effetti biologici dell'amianto e campionamenti
Dott. G. Achille*, Dott. G. Chiappino*, P.I. G. Gagliano**, Dott. E. Invernizzi*, Dott. G. Saba*
* A.S.L. di Lecco Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro
** A.S.L. di Lecco Presidio Multizonale Igiene e Prevenzione, U.O. Chimica
1. EFFETTI BIOLOGICI DELLAMIANTO
1.1 Lattenzione al "problema amianto" nel corso degli anni
E oggi universalmente riconosciuto il fatto che lamianto sia uno dei materiali a più elevata pericolosità biologica fra quelli presenti negli ambienti di vita e di lavoro.
E una pericolosità che si esprime in gravi quadri patologici respiratori correlati alla dose di esposizione (asbestosi), ed in eccessi di probabilità di contrarre patologie tumorali maligne, rischio non correlabile alla dose e riferibile anche ad esposizioni limitate in termini di entità e durata.
E però da rilevare come luniversale riconoscimento di tale pericolosità sia una acquisizione troppo recente, soprattutto se riferita ad un materiale utilizzato sin dallantichità, e che nellultimo secolo ha avuto impieghi estremamente diversificati e quantitativamente imponenti.
Vi è stata in sostanza una incomprensibile (o forse troppo comprensibile) incongruenza fra levoluzione delle conoscenze scientifiche, la ritardata diffusione di tali conoscenze fra i lavoratori e la popolazione in generale, e lancora più rallentata evoluzione normativa.
Infatti, mentre nel mondo scientifico già allinizio del secolo ed in seguito con sempre maggiore evidenza ed accuratezza venivano evidenziate gravi patologie strettamente correlate alla esposizione ad amianto, solamente negli anni 90 vi è stata una produzione normativa coerente con la pericolosità del materiale, ed il risultato di tutto ciò è che per molti anni sono state di fatto autorizzate pesanti esposizioni senza alcuna "sanzione" non solo giuridica, ma nemmeno etica e sociale.
Alcune "tappe" di conoscenza e "presa coscienza" della pericolosità dellamianto:
Nel 1908 prima segnalazione di fibrosi polmonare interstiziale in esposti ad amianto
Nel 1927 descrizione completa e formale definizione di "asbestosi"
Nel 1933 indagine su lavoratori inglesi, e primo tentativo di regolamentare i rischi
Nel 1935 prima descrizione di un caso di carcinoma polmonare in esposti ad amianto
Nel 1939 40 (Vigliani) alla Confederazione Fascista degli Industriali proposta di limite di 200 fibre/litro (limite identico allattuale massimo tollerabile ai sensi del D.L.gs n° 277/91)
Nel 1943 inserimento dellasbestosi nellelenco italiano delle malattie con obbligo di assicurazione contro le malattie professionali
Nel 1947 evidenziato il nesso eziopatogenetico amianto - mesotelioma
Dal 1960 innumerevoli studi epidemiologici sulla associazione fra asbestosi, carcinoma polmonare e mesoteliomi
Nel 1991 recepimento della Direttiva Europea in materia di esposizione professionale ad amianto, con D.L.gs n° 277
Nel 1992 emanazione di norme per la cessazione delluso di amianto, con Legge n° 257
1.2. Usi prevalenti dellamianto ed occasioni di esposizione
In epoca moderna lamianto è stato largamente utilizzato per le sue ottime caratteristiche tecnologiche soprattutto in termini di resistenza termica, resistenza meccanica, resistenza ad agenti chimici, nonché per le capacità particolarmente elevate di isolante acustico oltre che termico.
I caratteri di resistenza termica ne hanno reso ideale luso nellindustria siderurgica, per la coibentazione di caldaie e generatori di vapore, per la produzione di indumenti protettivi.
La particolare resistenza meccanica è stata sfruttata per la produzione di materiali di attrito (freni e frizioni), e per la produzione di manufatti particolarmente resistenti alla compressione ed alla trazione (cordami, guarnizioni, pavimentazioni in "linoleum").
La resistenza agli agenti chimici ha fatto sì che lamianto venisse utilizzato per produrre filtri ed applicazioni protettive.
E di particolare rilievo lutilizzo dellamianto come isolante termo-acustico, in quanto ha riguardato soprattutto ambienti di uso collettivo quali teatri, cinematografi, palestre, piscine ecc., nei quali si ritrova con particolare facilità amianto in matrice friabile.
E infine importante focalizzare lattenzione sul cosiddetto "eternit", un materiale di costruzione estremamente innovativo allepoca, nel quale tutte le migliori caratteristiche tecnologiche dellamianto trovavano applicazione, e che proprio per questo ha avuto una enorme fortuna commerciale al punto da avere assorbito in Italia oltre il 70% dellamianto impiegato industrialmente.
Ciò trova riscontro da molto tempo nei dati di epidemiologia occupazionale, che evidenziano come lasbestosi sia risultata maggiormente frequente proprio fra gli addetti alla produzione di cemento-amianto: è noto uno studio condotto da Vigliani nel 1970 sui casi di asbestosi registrati in Piemonte, Liguria e Lombardia, il 30% dei quali riguarda questa categoria di lavoratori, a fronte di circa il 25% riguardante gli addetti alla produzione di materiali tessili ed al 20% gli addetti allestrazione.
Anche sul territorio della attuale Provincia di Lecco vi sono state nel passato importanti occasioni di esposizione industriale: è dobbligo ricordare la produzione di gomma in comune di Vercurago, la produzione di isolanti in comune di Malgrate, la produzione di cemento-amianto nei comuni di Sirone e di Cassago, ed infine una particolare fase produttiva nella fabbricazione di cartucce da sparo.
Per alcune di queste attività (le più rilevanti cessate agli inizi degli anni 70) ancora oggi vengono purtroppo diagnosticati casi di patologia correlata in ex addetti.
Attualmente le occasioni di esposizione professionale sono come noto legate esclusivamente ad interventi di manutenzione e di demolizione / rimozione degli imponenti quantitativi di amianto messi in opera fino al 1994: a riprova della grave sottovalutazione del rischio, si faccia mente locale al fatto che in Italia ancora nel 1988 ne sono state utilizzate circa 95.000 tonnellate, delle quali, analogamente al passato, il 72% per la produzione di cemento-amianto, ed il 10% per la produzione di materiali di attrito.
Considerato inoltre che le strutture contenenti amianto subiscono nel tempo un ovvio degrado, che riguarda tuttavia solamente la matrice o "legante" essendo le fibre di amianto pressoché indistruttibili, ne consegue che il rischio è esteso alla popolazione nel suo complesso, che incontra diverse occasioni di esposizione, sia in termini localizzati accedendo a determinati ambienti, che in termini generalizzati.
Si rammenta a tal proposito che la dispersione di fibre da coperture in cemento-amianto è valutata mediamente in circa 3 grammi per metro quadro per anno.
Pertanto, è oggi presumibile che proprio dalle coperture in "eternit" derivi il maggiore contributo allinquinamento da amianto delle aree urbane, dove ancora oggi si possono raggiungere valori di picco ben superiori alla soglia di accettabilità per gli ambienti di vita di 2 fibre/litro.
In dimensione provinciale, la problematica della rimozione di cemento-amianto è divenuta decisamente consistente, e questo Servizio rilascia annualmente circa 300 nulla osta con prescrizioni (il dato è in continuo incremento) sulla base dei piani di lavoro presentati dalle imprese ai sensi dellart. 34 D.L.gs n° 277.
Di questi piani di lavoro, solamente poche unità sono relativi a rimozione di materiale diverso dalle lastre in cemento-amianto, ed hanno sinora riguardato scoibentazione o messa in sicurezza di rotabili ferroviari e natanti, bonifica di tubature di impianti di riscaldamento, bonifica di impianti produttivi, e rimozione di rivestimenti floccati di pareti in edifici produttivi e ad uso collettivo.
Nellultimo anno, nei lavori di rimozione sono risultate coinvolte circa 100 imprese e circa 300 lavoratori; sono assai poche (meno di 10) quelle che eseguono tali lavori correntemente, e pertanto nella maggior parte dei casi si tratta di piccole e piccolissime imprese non specializzate che occasionalmente eseguono opere di rimozione di "eternit".
Proprio a questa popolazione di piccole realtà non specializzate sono state indirizzate le recenti iniziative di formazione, espressamente previste dalla normativa nazionale e regionale, e nella nostra A.S.L. tuttora in atto (si è conclusa alla fine di gennaio una sessione, e stiamo ricevendo iscrizioni per un ulteriore corso).
1.3. Quadri patologici correlati allesposizione ad amianto
Come già detto, fra i quadri patologici legati allesposizione ad amianto occorre distinguere due differenti tipologie: le malattie definibili "dose dipendenti", in particolare lasbestosi, e quelle la cui insorgenza non può essere rigidamente riferibile ad una determinata dose, che sono rappresentate dalla patologia tumorale.
Lasbestosi è una grave malattia respiratoria caratterizzata da fibrosi polmonare a progressivo aggravamento che conduce ad insufficienza respiratoria con complicanze cardiocircolatorie.
Linsorgenza è subdola, e levoluzione lenta, ed in pratica per molto tempo la diagnosi veniva posta in fase già avanzata, e pertanto nella impossibilità di influenzarne levoluzione, nemmeno interrompendo lesposizione.
Sulla base dei dati INAIL, per questa malattia al 31 Dicembre 1992 risultavano in essere 3692 rendite erogate, nel corso del medesimo anno si sono registrate 708 denunce di nuovi casi, ed infine lasbestosi risulta essere in assoluto la malattia professionale "tabellata" che ha provocato il maggior numero di decessi.
Ancora oggi pervengono denunce di asbestosi, riferibili con tutta evidenza ad esposizioni pregresse.
Nellambito della patologia tumorale, sono sicuramente da riferire allesposizione ad amianto neoplasie maligne quali il carcinoma polmonare, il mesotelioma della pleura e, con casistica limitata, il mesotelioma del peritoneo ed il carcinoma della laringe.
Il carcinoma polmonare è stato il primo del quale è stata studiata la correlazione con lesposizione ad amianto, pur nella difficoltà di precisare il nesso eziologico di una malattia clinicamente indistinguibile da analoghi quadri aventi diversa origine, e che compare dopo decenni dalla esposizione.
Di tale correlazione oggi vi è assoluta certezza, ed è ormai acquisito che una persona che è stata esposta ad amianto in modo apprezzabile ha una probabilità di contrarre tale malattia di circa 4 volte un non esposto.
E stato anche accertato un effetto non di semplice sommazione, ma bensì di moltiplicazione del rischio in persone con abitudine al fumo: nei fumatori esposti ad amianto la probabilità è infatti di ben 90 volte superiore a quella di non fumatori non esposti.
Il mesotelioma della pleura è un tumore altamente maligno e con una elevatissima specificità in riferimento allesposizione ad amianto: nella quasi totalità dei casi diagnosticati è documentabile una effettiva esposizione, e nei pochissimi casi rimanenti tale esposizione non può essere esclusa in termini assoluti.
Mentre le prime segnalazioni di mesotelioma (anni 40) riguardavano casi di comprovata e consistente esposizione professionale, nel corso degli anni sono stati accertati casi riferibili vuoi ad esposizioni professionali limitate nellentità e durata, vuoi ad esposizioni extraprofessionali quali labitare in aree circostanti insediamenti produttivi, il convivere con lavoratori esposti, e lavere ricorrenti occasioni di contatto con esposti (vi sono segnalazioni che riguardano parrucchieri).
In Lombardia nel 1991 sono stati registrati 185 decessi per tumore maligno della pleura, pari a 2,2 casi per 100.000 abitanti, ed i registri di mortalità della A.S.L. della Provincia di Lecco riportano dal 1991 al 1995 ben 30 casi di decesso per mesotelioma.
Essendo una malattia con un periodo di latenza particolarmente lungo, nonostante negli anni recenti l’attenzione al rischio amianto sia indubbiamente elevata dobbiamo purtroppo attenderci anche negli anni a venire una importante casistica riferibile, per quanto già detto, sia ad esposizioni professionali pregresse anche limitate, che ad esposizioni nell’ambiente di vita.
2. CAMPIONAMENTI PER LA DETERMINAZIONE QUALI-QUANTITATIVA DI AMIANTO NEI MATERIALI E NELL'ARIA
Per quanto detto in precedenza, la conoscenza puntuale sulla presenza, tipologia e quantità di amianto nelle strutture e negli ambienti di vita e di lavoro assume una importanza sempre più rilevante ai fini di una corretta programmazione ed esecuzione degli interventi di bonifica nonché, eventualmente, ai fini di un monitoraggio nel tempo del rischio di rilascio di fibre.
Devono essere prese in considerazione due tipologie di campionamento: campionamento di materiali nei quali vi sia sospetto di presenza di amianto, e campionamento di aria in ambienti di vita e/o di lavoro nei quali tali materiali sono installati.
In ogni caso, il personale che eseguirà i campionamenti dovrà essere adeguatamente protetto in funzione della presumibile entità del rischio, il cui primo apprezzamento non può che avvenire valutando visivamente laspetto macroscopico del materiale, con particolare riferimento al grado di conservazione.
E comunque opportuno utilizzare in ogni caso tuta a perdere munita di cappuccio, sovrascarpe, e maschera di classe P2 o P3.
2.1 Campionamenti di materiali
Individuate le strutture nelle quali vi sia sospetto di presenza di amianto, prima di procedere al campionamento dei materiali occorre predisporre un "Protocollo di verifica" che si può così riassumere:
Ricerca della documentazione tecnica disponibile sulla struttura, per accertare i vari tipi di materiali usati nella sua costruzione e per rintracciare, ove possibile, limpresa costruttrice.
Ispezione diretta dei materiali per identificare quelli friabili e potenzialmente contenenti fibre di amianto, e per riconoscere approssimativamente il tipo di materiale impiegato e le sue caratteristiche.
Verifica dello stato di conservazione dei materiali friabili e valutazione delle condizioni degli eventuali rivestimenti sigillanti o dei mezzi di confinamento, per ottenere una prima stima sul potenziale di rilascio di fibre nellambiente.
Acquisizione di documentazione fotografica a colori la più rappresentativa possibile del materiale da campionare, che ne evidenzi la struttura e lubicazione rispetto allambiente potenzialmente soggetto a contaminazione.
Eseguite tali verifiche preliminari, si procede al campionamento propriamente detto mettendo in atto criteri e procedure atte a garantire una sufficiente rappresentatività dei campioni, ed evitando, oltre che lesposizione delloperatore, la contaminazione dellambiente circostante mediante ladozione delle seguenti procedure operative:
Umidificazione dei materiali da prelevare con acqua nebulizzata
Impiego di strumenti adeguati che non permettano dispersione di polvere o di fibre nellambiente circostante, e che consentano il minimo grado di intervento distruttivo. Sono indicati pinze, tenaglie, piccoli scalpelli, forbici, cesoie, ecc., e controindicati trapani, frese, scalpelli grossolani, lime, raspe, frullini e simili. Per i campionamenti in profondità è consigliabile luso di idonei "carotatori" a tenuta stagna.
Prelievo di una piccola aliquota di materiale, sufficientemente rappresentativo e che non comporti alterazioni significative del materiale in sito.
Inserimento immediato dei campioni in sacchetto o contenitore di plastica ermeticamente sigillabile.
Riparazione con adeguati sigillanti del punto di prelievo e pulizia accurata con panni umidi di eventuali residui sottostanti.
Trasmissione del campione, accompagnato da lettera riportante i dati del richiedente, il tipo di analisi richiesta, la descrizione sommaria della struttura da cui è stato prelevato, il luogo e la data di prelievo, ad un laboratorio riconosciuto come idoneamente attrezzato.
Al laboratorio sarà richiesta la conferma analitica della presenza di amianto, la tipologia del medesimo, nonché il dato quantitativo (percentuale) sul contenuto.
E opportuno rammentare che i materiali contenenti amianto possono essere omogenei o eterogenei. Tipicamente omogenei sono i prodotti in amianto-cemento, le pannellature isolanti per pareti o soffitti, i manufatti tessili.
I materiali friabili spruzzati sono in genere omogenei, ma possono anche essere costituiti da strati di diversa composizione, per cui occorre prelevare i campioni con lausilio del "carotatore".
I rivestimenti isolanti di tubi e caldaie sono spesso eterogenei, e quindi necessitano di prelievo tramite carotatura.
Per i materiali omogenei è sufficiente prelevare uno o due campioni rappresentativi di circa 5 cm in estensione (o circa 10 gr.).
Per i materiali eterogenei è consigliabile prelevare da due a tre campioni ogni 100 mq circa, avendo cura di campionare anche dove vi siano cambiamenti di colore o dove siano state effettuate nel tempo delle riparazioni.
2.2 Campionamenti di aria
Vengono seguite due procedure di campionamento differenti, a seconda che il campione debba essere sottoposto ad analisi in microscopia ottica (MOCF) o elettronica (SEM).
Se lindagine è finalizzata alla valutazione dellesposizione professionale o al monitoraggio ambientale durante lintervento di bonifica, i campioni possono essere analizzati in MOCF
Se invece è finalizzata alla restituzione di ambienti bonificati i campioni devono essere obbligatoriamente analizzati in SEM.
Nel caso i campioni debbano essere analizzati in MOCF, il campionamento delle fibre aerodisperse va eseguito conformemente a quanto disposto dallart. 30 del D.L. 277/91, ossia:
Utilizzo di filtri a membrana in acetato o nitrato di cellulosa (Ø = 25 mm), con portafiltro di metallo o di materiale antistatico, provvisto di idoneo cappuccio di prolungamento avente unestensione compresa tra 33 e 44 mm.. Il portafiltro deve essere posizionato con il cappuccio rivolto verso il basso e, nel caso di campionamenti in ambiente di lavoro, deve essere sistemato entro la zona di respirazione del lavoratore.
Utilizzando pompe da 4 litri/min., viene indicato un flusso di prelievo ottimale di circa 2 litri/min. per 4 ore.
A campionamento ultimato i portafiltri, accuratamente etichettati e corredati delle informazioni relative alla localizzazione del campione e dei dati di prelievo, devono essere inseriti singolarmente in sacchetti di politene sigillati ed inviati al laboratorio attrezzato per le analisi. Il trasporto deve avvenire in modo da mantenere lorientamento dei portafiltri verso lalto.
Nel caso i campioni debbano invece essere analizzati in SEM, la metodica deve essere conforme a quanto disposto dal D.M. 6/9/94:
Le superfici scoibentate devono essere asciutte prima di avviare il campionamento.
Larea da campionare deve risultare ancora sigillata almeno con il secondo telo.
Devono essere eseguiti due campionamenti per i primi 50 mq, almeno tre campionamenti fino a 200 mq, ed un campionamento in più per ogni 200 mq aggiuntivi; in caso di ambienti con molti locali separati può essere necessario effettuare misure in ogni locale.
Devono essere utilizzati filtri a membrana in policarbonato (Ø = 25 mm), con portafiltro avente le medesime caratteristiche del caso precedente.
Utilizzando pompe da 4 litri/min., è indicato un flusso di prelievo ottimale di circa 4 litri/min. per 4 8 ore, in modo da campionare un volume daria di 2000 litri circa, e comunque non inferiore a 1000 litri.
A campionamento ultimato, i portafiltri saranno inviati al laboratorio attrezzato per le analisi in microscopia elettronica (SEM) adottando le cautele descritte nel caso precedente, che assumono nel presente caso ancora maggiore rilevanza.
3. CONCLUSIONI
Gli imponenti quantitativi di amianto utilizzati nel corso dei decenni pongono oggi un serio problema di sanità pubblica per quanto attiene lesposizione negli ambienti di vita per la popolazione nel suo complesso, nonché di salute dei lavoratori in riferimento alla elevata necessità di interventi di rimozione e bonifica.
Nel problema sono coinvolti molteplici attori quali le Amministrazioni Locali e le Forze Politiche, gli Organi di informazione, le Imprese e le loro associazioni, i Lavoratori e le loro organizzazioni, i Servizi Pubblici di prevenzione e controllo, con lobiettivo comune di ridurre progressivamente nel tempo più breve le molteplici sorgenti di esposizione.
Ognuno di questi soggetti deve sapere mettere in atto tutto quanto gli compete in termini di corretta informazione, di formazione, di rigoroso rispetto delle norme e delle procedure di sicurezza, di complessiva grande attenzione alla problematica meritevole di essere collocata su di un piano di priorità nelle strategie di azione.
Per quanto attiene a questo Servizio, la prevenzione del rischio di esposizione ad amianto è stata inserita fra i progetti speciali nel piano strategico triennale 1999 2001, prevedendo un complesso di azioni che comprendono il censimento delle strutture contenenti amianto in matrice friabile, la realizzazione del registro dei lavoratori esposti e quello dei casi di mesotelioma, iniziative di promozione alla bonifica con attività di sportello informativo, ulteriori iniziative di formazione per Imprenditori e Lavoratori, ed infine lintensificazione dellattività di vigilanza e controllo.
Nella realizzazione di questo impegnativo progetto sarà ricercata ogni possibile collaborazione.
Febbraio 1999